mercoledì 23 agosto 2017

Fare spazio


Non sono gli eventi che ci capitano a farci stare male. No.
Sono le nostre reazioni agli eventi stessi.
Sono i giudizi che emettiamo su noi stessi in relazione all'evento.
Sono tutto ciò che non c'entra con l'oggettivita' dell'evento stesso.

Questo processo ha un punto di avvio, non capita a caso, scatta, come una molla (tipo la trappola per topi) e poi si sviluppa in un malessere diffuso.
Abbiamo varie possibilità per fare che questo non avvenga.
Una è osservare che la molla del giudizio e della paura è scattata, e cercare di interrompere il processo del malessere. Ma l'altra è allontanarci dalla molla, fare spazio tra noi e la molla, in modo che non possa scattare.
Per fare spazio dobbiamo diventare osservatori, semplicemente osservare il quadro che abbiamo davanti, globalmente. Scattare un'instantanea di quell'evento o quel momento che ci turba. Ampliare il campo di osservazione.
Nello spazio che si crea si apre una porta per una comprensione di quello che sta avvenendo, e per sospendere il giudizio. Lo spazio ci impedisce di essere risucchiati e ci da la possibilità di scegliere cosa fare negli istanti successivi.
Scegliere se restare, allontanarci o semplicemente attendere.
Lo spazio che si apre è una possibilità di scelta.

'Quando il lavoro interiore ha radici nella comprensione del vuoto,
ci spostiamo dal “corpo della paura” alla libertà innata.'
Jack Kornfield
(da innernet.it)

Pranava-Miryam Leboffe
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