mercoledì 20 settembre 2017

Essere onesti su un punto: chi siamo veramente

Mi ci è voluto del bello e del buono per arrivare a comprendere chi sono veramente.
E a concedermi di esserlo.
Ad accettare di meritare di esserlo.
A sentirmi libera di esserlo.

Gli ultimi 10 anni sono stati un viaggio verso me stessa, un viaggio che è cominciato veramente quando ho deciso di cambiare lavoro. Non perchè il mio lavoro non mi piacesse o perchè non fossi in gamba nel farlo, ma perchè ho iniziato a sentire che mi interessava altro e venivo spinta da qualcosa a esplorare e a fare altro.

Il mio passaggio obbligato è stata una lunga pausa forzata generata da una malattia abbastanza seria. Una pausa che mi ha costretto a vedermi e ad ascoltarmi.
Una pausa senza la quale non sarei dove sono ora.

Per lungo tempo non sono stata in contatto con me, con il mio sentire, con le mie passioni, con le mie doti e talenti. Mi ero omologata a quello che ci si aspettava da me, a quello che 'è bene fare' a quello che è 'giusto fare'. Sì, giusto, ma per chi?

In questi 10 anni ho fatto tantissime esperienze, in realtà spesso anche molto diverse dalla mia, e queste esperienze mi hanno mostrato che non c'è un modo di vivere giusto o sbagliato in assoluto, ma che c'è in assoluto, un modo di vivere GIUSTO per me. Per chi sono, per il contributo che posso dare agli altri, per i miei doni e talenti.

Ecco perchè, con le persone che accompagno lungo il loro cammino, batto a sfinimento sul tasto della consapevolezza di sè, sull'ascoltarsi, sull'ascoltare il corpo.
Perchè, senza questo contatto con sè, si è come barche alla deriva, che sentono sì il vento arrivare, ma a poco a poco, perdono la forza di dirigere le vele.

Contatto, consapevolezza, conoscenza di sè.
Timone, barca, e vela.


Pranava-Miryam Leboffe
©riproduzione consentita citando la fonte


Photo by Ian Keefe on Unsplash





2 commenti:

  1. Finalmente riesco a scriverti !due righe".Il tuo blog è una meraviglia, mi salvo tutti i post su facebook, ripromettendomi di "leggerti" una volta fuori dalla mia gabbia, ma inevitabilmente mi lascio ingurgitare dalle migliaia di cose da fare o che vorrei fare ( spesso non faccio neanche quelle ). Quello che hai scritto in questo post mi appartiene parecchio, conosci la mia storia. Hai perfettamente ragione... consapevolezza. E' l'ingrediente base della ricetta di vita. Peccato a volte doverlo scoprire soltanto dopo una grossa sofferenza. Peccato anche arrivarci in "tarda" età. Bisognerebbe arrivarci prima, per godersi in totale libertà anche la gioventù ma, come spesso si dice, meglio tardi che mai. Spero di riuscire a vederti presto, mi fa star bene solo vederti e abbracciarti. Sono in partenza per la mia terza tappa del Cammino di Santiago, al mio rientro mi riprometto di contattarti per un caffè, pranzo o qualsiasi cosa. A presto. Anto

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    1. Carissima, grazie per il tuo commento. Mi fa piacere sentire del tuo "cammino". Un saluto e buona strada!

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