sabato 22 luglio 2017

Per espandersi bisogna partire da un centro - Sul Trauma (1)

Cosa vuol dire che per espandersi bisogna partire da un centro? Vuol dire che prima questo centro lo si deve avere, e bello solido. A chi mi chiede ma come faccio a trovare il mio centro, di solito rispondo: il tuo centro sei tu. Tu e solo tu. Tutto tu, non più una parte o un'altra. Tu, intero. Tu, nel tuo corpo.

Lavoro con molte persone che non sentono il corpo. Letteralmente non lo sentono. E che, durante le pratiche di SE o le sessioni di BCS, mi dicono eh sì il mio corpo non lo ascolto molto. Come se il corpo fosse altro da loro, come se non fosse loro.
Beh, ma dai, banale direte, si sa ormai che siamo fatti di una unità di corpo e mente. Chi ha esplorato sè stesso o fatto un percorso di crescita personale, lo sa. Da lì a farne esperienza diretta nel quotidiano, però, ce ne passa. Questo non perchè ci siano persone meno capaci di altre. Ma perchè nella vita di quelle persone ci sono stati degli eventi forti, singoli o degli eventi ripetuti nel tempo che hanno fatto sì che il corpo e le sensazioni corporee venissero messe a tacere.

E queste stesse persone vivono apparentemente una vita appagante, ma sanno, nel profondo di essere insoddisfatte, sentono una sofferenza di sottofondo, un male di vivere. Ricadono sempre negli stessi schemi. E sopratutto non sono a contatto con la piacevolezza della vita. Il loro corpo, per difendersi, ha scelto di non sentire il dolore, si è chiuso in una contrazione. Ma quella contrazione lo ha chiuso anche alla piacevolezza e alla gioia della vita.

Per tornare ad espandersi alla vita l'unica strada è fare pace con il corpo, accoglierlo, accogliere e ascoltare le sensazioni corporee. L'unica strada è lasciare andare, nel qui ed ora, queste memorie incistate nelle nostre cellule.

Ed è possibile. Ed è allora possibile con questo costruire una società fatta di persone coscienti di sè stesse, che si relazionano a partire dai propri talenti e dalle proprie gioie, e non dalle proprie ferite.

Il trauma è forse la causa di sofferenza umana maggiormente incompresa,
elusa, sottovalutata, e non curata.
da SomaticExperiencing.it


Pranava-Miryam Leboffe
©riproduzione consentita citando la fonte




2 commenti:

  1. Complimenti e grazie per questo articolo!
    Mi ritrovo perfettamente nella situazione che ha descritto, ma non avrei saputo definirla così bene. Mi sono sempre sentita una persona solida, dotata di una certa fermezza di carattere (forse solo testarda?).
    Questo mio essere, mi ha fuorviato.
    Spesso ho perso me stessa, in piena consapevolezza.
    Mi dicevo: "Non mi sento più, è come se non esistessi come individuo, ma devo resistere! "; andavo avanti per sentirmi a posto con la mia coscienza.
    Ritenevo fosse una condizione da "dover accettare", per "risolvere problemi", "tenere sotto controllo la situazione", "aiutare chi avevo vicino" in attesa di tempi migliori (mai arrivati).
    Ho emulato atteggiamenti materni? In parte, sì.
    Solo nella maturità ho capito che sarebbe stato meglio non perdermi di vista, avrei fatto il mio bene e quello di chi mi circondava.
    Il rischio, per quel che mi riguarda, sono i sensi di colpa (verso me stessa e verso il prossimo).
    Come si fa si sbaglia?

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    1. Buongiorno e grazie per il suo apprezzamento per l'articolo. Quello che ho descritto è una condizione comune a moltissime persone, se non a tutte. Abbiano tutti vissuto in una realtà sociale e spesso familiare che non incoraggiava l'ascolto sia del corpo che del se'. E tutti abbiamo fatto quello che potevamo per la nostra vita, con gli strumenti che avevamo a disposizione . E va bene cosi. Solo negli ultimi anni, con inizio negli Stati Uniti ma adesso con diffusione anche in Europa e nel resto del mondo, sono nate nuove tecniche di lavoro con il corpo che sono finalizzate a ristabilire la coerenza. La coerenza è quando tutti i sistemi del corpo viaggiano insieme con gli stessi ritmi, come se facessero parte di un'unica onda del mare. Per la mia esperienza sia personale che nel lavoro con le persone, questa qualità di coerenza è essenziale. È quella che ci permette di notare se c'è qualcosa che non è in armonia con noi, in quello che facciamo, nella vita che conduciamo, nelle relazioni che abbiamo. E questa consapevolezza passa per il corpo. E le nostre dinamiche (incluso il senso di colpa) sono nel corpo. Sono dinamiche fisiologiche. Per arrivare alla sua domanda finale, no non si sbaglia, si fa quello che si può, al nostro meglio, con gli strumenti che abbiamo disponibili in quel momento. Spero che questo mio commento possa esserle ulteriormente utile, un saluto.

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